Madri e Padri

Abbiamo davanti momenti difficili e un futuro incerto. I nostri figli sono già stati messi a dura prova da anni governati dalla paura, dalle contraddizioni di società che tirano a campare e che hanno dimostrato di non essere in grado di intercettare i reali bisogni di un mondo che non ha più tempo. Figli che sono provati anche a causa delle fragilità di coloro che invece dovrebbero sostenerli e dargli il diritto di sognare una possibilità. Solo un rinnovato patto solidale tra madri e padri di responsabilità genitoriale potrà dare ai figli e alle nuove generazioni prospettive valoriali, il coraggio e la forza del cambiamento atteso. Nuovi orizzonti di cambiamenti coraggiosi dipendono anche da noi

Bigenitorialità, affidamento condiviso. Quante belle parole che tuttavia non riescono a respirare realmente una reale ed effettiva condivisione delle responsabilità anche nelle aule di giustizia. 

Vorrei una giustizia autentica che non discrimini nessuno, per genere, per censo e per nessun altro motivo. Una giustizia che guardi in faccia la realtà di quella specifica storia e faccia vivere i figli senza che possano pensare che uno dei due conti più dell’altro.

Come faremo a insegnare ai nostri figli l’uguaglianza se a conti fatti sono proprio loro stessi a respirare l’odore della differenza?”. 

(Avvocato Maurizio Cardona)

Cari Genitori basta essere stanziali. Ecco il suono dell’orizzonte

La strada verso l’uguaglianza, la Giustizia è ancora lunga da farsi. Se tornassimo indietro anche solo di pochi decenni fa la storia ci racconterebbe che padri e madri erano profondamente diversi. La cultura patriarcale pesava (e si sente ancora) come un macigno sulla vita di donne e di madri che spesso non avevano neanche il diritto di parlare. I figli crescevano intrisi di quella subcultura che relegava esclusivamente le donne a fare le madri, alla cura della casa e gli uomini a stare fuori, a “lavorare”. Le donne no, loro non “lavoravano” per il sistema. E questo perché alle donne non si riconosceva neppure quella che sembrava essere una vocazione naturale, occuparsi della famiglia, della casa, dei bambini. Ma questa attività non assumeva per i più la dignità di essere considerata “lavoro”. Questi erano i ruoli che la cultura di quel tempo ci indicava, ci suggeriva, ci imponeva. Era giusto tutto questo? Era quella l’uguaglianza? C’è qualcuno che pensa che uomini e donne, che madri e padri debbano fare le stesse cose? Siamo davvero uguali in tutto e per tutto? Abbiamo davvero tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri? La legge dice così. Il diritto di Famiglia è cambiato nel 1975 ma come siamo oggi? Ci sono tante leggi dello Stato che ci dicono questo ma poi nei fatti tutto sembra così distante dalla vita vera al punto tale da rischiare di farci sentire prigionieri e vittime di consuetudini che sembrano quasi essersi dimenticate del senso della civiltà umana. Siamo ancora intrisi di quella cultura ottocentesca? 

Possiamo dire che oggi è ancora così? Probabilmente si ancora per tante cose. È difficile scrollarsi di dosso quei retaggi culturali di cui questa società rischia di essere ancora prigioniera. Tutti rischiamo di esserlo ancora se non avremo il coraggio di cambiare e di fare quello che si deve fare per i figli. Possiamo dire che siamo come i nostri genitori o i nostri nonni? No, non credo proprio, nel bene e nel male. Ho visto madri distrutte, consumate, annullate, uccise ma le ho viste anche combattere e lottare per i loro diritti e per garantire i legami tra padri i figli. Ho visto padri perduti, dimenticati, dispersi in altri mondi ma anche padri spaccarsi la schiena di lavoro per non far mancare nulla ai propri figli, fare i salti mortali per poter stare con loro. E allora dove stiamo andando? No, non siamo più quelli di prima, lo sappiamo tutti. I diritti sono il baluardo più importante della nostra esistenza, esistenza che non deve mai perdere di vista la luce dell’orizzonte. Forse non abbiamo fatto ancora abbastanza per liberarci da quelle catene culturali e sociali del passano che ancora adesso condizionano la nostra vita e quella dei nostri figli. Consumati da sterili scontri ideologici forse dobbiamo soltanto prenderci la vita in mano e avere più coraggio. Parlo di andare al di là degli schemi precostituiti che non potrann mai sostituire l’umano senso della genitorialità che è costituita dall’amore vivo, vero, continuo e sempre presente di donne e uomini che amano incondizionatamente le loro piccole creature. Parlo del coraggio di incontrarsi, di ascoltarsi davvero, di andare sul presunto “terreno” dell’altro e starci un po’ per vedere come si sta dall’altra parte. Ci sono tante madri e padri che questo già lo fanno ma forse anche questo non è ancora abbastanza. Forse non tutti i conflitti si potranno azzerare ma certamente molti si. Non abbiamo mille occasioni per cambiare la nostra vita ma questa è sicuramente una buona ragione per farlo. Basta essere “stanziali”. Quante lacrime sono già state versate in nome dei figli. Abbiamo una sola vita e non dobbiamo aspettare che sia troppo tardi per sentire il suono dell’orizzonte.

Cosa resta del padre?

In principio era il padre, amorevole, forte, misericordioso, coraggioso. O forse così lo abbiamo immaginato.
Un padre che strada facendo nella storia si è trasformato in un padrone autoritario. Colui che lavorava, guadagnava, comandava, sottometteva.
Ma ora cosa resta del padre? Di quel padre e uomo che decideva se tu dovevi lavorare o stare a casa a badare alla famiglia. Di quel padre che se “sbagliavi” a parlare non ci pensava due volte a picchiare con forza. Di quel padre che non avevi mai visto piangere e che sembrava potesse commuoversi solo di fronte a un piatto di pastasciutta.
Lavora? Si, lavora ancora, con difficoltà, come tutti, ma ora non è più il solo. Con quel padre spesso c’è una madre che lavora anche se in tanti casi deve dividersi tra casa e famiglia più del padre. 
Comanda? Si comanda ancora spesso nelle posizioni lavorative apicali. 
E a casa? A casa non ha più il potere assoluto e tante volte sente il vento del cambiamento e fatica a gestirlo. Certo ci sono ancora molti reduci che non si sono rassegnati ai cambiamenti della storia e continuano a mettere in atto condotte primitive e autoritarie e ancora violente. Ma è durante le separazioni e divorzi che assistiamo alle più grandi turbolenze e contraddizioni del nostro tempo. 
Le istanze verso la parità e l’uguaglianza esistono dalla notte dei tempi e non abbiamo bisogno di tornare alla presa della Bastiglia per comprendere come gli ideali dell’uguaglianza e della fraternità siano valori che da cui non può prescindere il genere umano, se abbiamo ancora il coraggio di definirlo umano. 
Ma la verità è che è ancora lontano il tempo dell’uguaglianza. Abbiamo leggi che proclamano l’uguaglianza ma che nei fatti viene piegata a sostegno di ideologie che dovremmo avere il coraggio di superare. Le separazioni sono intrise di ingiustizie in nome e per conto di un tempo finito, che solo i più irriducibili non capiscono o fanno finta di non capire. Dobbiamo avere fiducia nella giurisprudenza? Nel diritto vivente che piano piano si accorgerà delle stesse storture che ha contribuito a sviluppare e che negli anni si sono stratificate? Si dobbiamo. Ma nel frattempo io vedo ancora madri spezzate, piegate, non comprese per tutto quello che hanno fatto e che ancora fanno. Ma vedo anche padri discriminati prima ancora di aver messo piede in un’aula di tribunale, perdenti per il sol fatto di essere padri. Viviamo in un mondo assurdo, dove anche essere madri o essere padri viene vissuto e percepito con un piglio da tifoserie estremiste e fuori di testa. Ma che mondo è questo? 
Non scopriamo certo l’acqua calda se diciamo che i diritti una moltitudine di esseri umani sono stati perseguitati, umiliati per motivi di razza, sesso, condizioni personali e sociali e che le donne e tante madri sono state trattate che come serve prive di diritti. Ma questo mondo tra una follia e l’altra ha dimostrato che le nostre società devono progredire e non rimanere ferme. Le Costituzioni moderne sono belle e chiare nei principi e nei valori su cui si strutturano le società moderne. Torniamo ai papà e alle mamme.
Bigenitorialità, affidamento condiviso. Quante belle parole che tuttavia non riescono a respirare realmente una reale condivisione delle responsabilità anche nelle aule di giustizia. 
Vorrei una giustizia autentica che non discrimini nessuno, per genere, per censo e per nessun altro motivo. Una giustizia che guardi in faccia la realtà di quella specifica storia e faccia vivere i figli senza che possano pensare che uno dei due conti più dell’altro.
Come faremo a insegnare ai nostri figli l’uguaglianza se a conti fatti sono proprio loro stessi a respirare l’odore della differenza?
Abbiamo davanti momenti difficili e un futuro incerto. I nostri figli sono già stati messi a dura prova da anni governati dalla paura, dalle contraddizioni di società che tirano a campare e che hanno dimostrato di non essere in grado di intercettare i reali bisogni di un mondo che non ha più tempo. Figli che sono provati anche a causa delle fragilità di coloro che invece dovrebbero sostenerli e dargli il diritto di sognare una possibilità. Solo un rinnovato patto solidale tra madri e padri di responsabilità genitoriale potrà dare ai figli e alle nuove generazioni prospettive valoriali, il coraggio e la forza del cambiamento atteso. Nuovi orizzonti di cambiamenti coraggiosi dipendono anche da noi.
Avv. Maurizio Cardona